"Un buon tenore è una garanzia per la riuscita di una bella gara"
I poeti estemporanei durante la gara vengono accompagnati da su tenore. Questo è un coro a quattro voci, Boghe, Mesa ’oghe, Bassu e Contra, tipico dell’area centrale della Sardegna. Le sue origini sono antichissime come testimonia il ritrovamento, in Barbagia, di un bronzetto di epoca nuragica raffigurante un cantore-offerente. Dal 2005 il canto a tenore è stato inserito dall’Unesco nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità.
Sa ’Oghe è la voce solista che canta un testo poetico, nelle gare di poesia improvvisata è il poeta stesso che ricopre il ruolo di Boghe, le altre tre voci invece accompagnano il solista attraverso un insieme armonico di suoni costituito dalla pronuncia di sillabe senza significato, queste variano a seconda dei paesi, possono essere bam-bim-bam, bim-bò, le-re-le-lè ecc. Bassu e Contra sono voci gutturali, la prima grave, la seconda nasale, sa Mesa ’oghe è invece una voce acuta che amalgama le due voci gutturali. Alcuni studiosi spiegano l’essenza del canto come imitazione dei suoni della natura che i pastori ascoltavano nella solitudine delle campagne. Sa contra riprenderebbe il belato delle pecore, su bassu il muggito dei buoi e sa mesu ‘oghe il soffio del vento.
Un buon tenore è una garanzia per la riuscita di una bella gara, l’abilità dei tre membri del coro (Bassu, Contra e Mesa ’oghe) consiste nel saper adattare il canto al ritmo e a su traju (lo stile) dell’improvvisatore. Il tenore interviene di solito dopo il canto di un distico ma il poeta può richiederlo anche tra un verso e l’altro. In passato capitava spesso che alcuni poeti componessero l’ottava di getto, senza richiedere l’intervento del coro. Quando l’improvvisatore non è molto ispirato (est in muta mala) e la creazione dei versi risulta faticosa richiede più spesso il sostegno del tenore. (Testo ©Chiara Cocco)